L’importanza dell’interprete professionista nella diplomazia

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L’interprete professionista è la figura discreta ma indispensabile, che vediamo in Tv al fianco di Capi di Stato o personalità internazionali influenti. Nell’immaginario collettivo, la prima interprete professionista che ci viene in mente è sicuramente Olga Fernando, l’interprete più famosa d’Italia da quando sedeva sui divanetti del Maurizio Costanzo Show e ora del programma di Maria De Filippi “C’è posta per te”.

Ma la carriera di interprete simultanea di Olga Fernando è contraddistinta dal servizio di interpretariato e traduzione reso per 5 presidenti della Repubblica Italiana nelle loro visite ufficiali all’estero e per aver tradotto per loro leader mondiali del calibro della Regina Elisabetta, Barack Obama, Nelson Mandela, Hillary Clinton. In Tv, invece, l’abbiamo sempre più spesso vista interpretare simultaneamente attori famosi come Julia Roberts e Jude Law. 

Il ruolo dell’interprete professionista incaricato di tradurre parole decisive 

In realtà il ruolo degli interpreti, non soltanto nella diplomazia, non è molto visibile, ma certamente nessun Capo di Governo di buon senso incontra i propri colleghi senza conoscere la loro lingua o senza avere al proprio fianco un interprete di esperienzaL’aspetto della consulenza linguistica durante gli incontri internazionali bilaterali, specialmente nella traduzione simultanea e in quella consecutiva, è infatti fondamentale in diplomazia ma anche nelle riunioni delle Istituzioni Europee, per esempio. Lo sanno bene gli interpreti ufficiali del Parlamento Europeo, incaricati di tradurre in tempo reale tutto quello che viene pronunciato dal vivo in sala stampa, nelle aule del Parlamento o nelle riunioni delle Commissioni

L’arte di tradurre il linguaggio da una lingua all’altra. Il delicato compito degli interpreti   

Tutte le sfumature del linguaggio sono necessariamente da conoscere, per non sbagliare il significato delle parole interpretate e creare problemi di comprensione dall’una e dall’altra parte, spesso cruciali. Senza interpreti questi incontri, dialoghi e colloqui al vertice delle istituzioni politiche internazionali sarebbero un vero incubo. Infatti l’essenza del lavoro dell’interprete professionista non è soltanto quello di tradurre le parole da una lingua all’altra, ma consiste nel trovare l’esatto equivalente delle parole pronunciate nella lingua di chi ascolta, anche se i termini utilizzati non sono perfettamente coincidenti tra di loro.

Non basta tradurre, a questi livelli è indispensabile l’interpretazione del linguaggio e la trasmissione dell’empatia

L’interprete professionista che lavora presso un’ambasciata o presso il Parlamento Europeo svolge un lavoro incisivo quanto quello di un interprete aziendale. L’interpretariato è poliedrico, chi lo svolge deve riuscire non solo a tradurre ma anche a creare empatia assimilando lo stile del relatore. Nel linguaggio tradotto, l’inteprete non deve solo comunicare il contenuto ma anche e soprattutto il tono di voce legato al messaggio del relatore. Infatti il tono di voce dell’interprete deve “tradurre” al meglio lo stato d’animo che il relatore intende comunicare: provate ad immaginare un discorso istituzionale o la presentazione di un nuovo progetto mondiale raccontati in modo monotono e senza energia. Un altro aspetto poco conosciuto e, al giorno d’oggi, poco considerato, è quello della riservatezza: ogni interprete di esperienza, per svolgere al meglio il proprio lavoro, deve avere accesso alla documentazione relativa a quanto dovrà tradurre: spesso si tratta di documentazione sensibile, perciò le agenzie di traduzione e gli studi professionali di interpretariato come il nostro sono tenuti a firmare dei protocolli di riservatezza molto stringenti.

Gli interpreti: una presenza discreta

In alcuni contesti come quelli politici, interpreti e traduttori devono rendersi poco visibili: la loro presenza deve essere costante, attenta ma assolutamente non invasiva. Devono insomma fare percepire il meno possibile la propria fisicità con la massima discrezione possibile, mettendo a proprio agio il leader di cui sono in quell’occasione portavoce. Uno degli aspetti professionali fondamentali che fa la differenza tra un interprete e un altro è proprio questo. Un giorno, una collega interprete ha espresso un concetto che capita di ascoltare spesso con parole e toni diversi: “Un buon interprete è un male necessario”. In effetti, se ci pensiamo, l’interprete non è una presenza attiva, nel senso che non prende mai il posto del relatore, ma ne indossa i panni, trasferendo a chi l’ascolta il sentiment, cioè quello che a suo parere il relatore intende dire. Ed è per questo motivo che l’interprete deve avere una grande esperienza, unita all’empatia e alla discrezione di cui si diceva prima. Al di fuori di pochi libri e articoli di giornale che raccontano le esperienze o che citano errori grossolani per suscitare qualche risata, non si troveranno mai vere e proprie “memorie” di chi per anni ha svolto con devozione questo mestiere: i segreti condivisi con il proprio interprete restano tali, per sempre.

foto di janeb13 da Pixabay 

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